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Villanova Tulo

villanovatulo

Villanova Tulo (Biddanoa de Tulu in sardo) è un comune di circa 1160 abitanti della provincia di Cagliari, nella regione del Sarcidano. Si trova a 570 metri sul livello del mare. Fino al riordino delle circoscrizioni provinciali disposto con una serie di leggi della Regione autonoma della Sardegna a partire dal 2001, come altri 12 comuni della provincia di Cagliari afferiva alla provincia di Nuoro. Successivamente, è stato trasferito alla provincia del Medio Campidano per infine passare all'attuale provincia.Il paese, nel 1914 ha dato i natali al poeta e scrittore futuristaBenvenuto Lobina, che nel 1984 gli ha dedicato il romanzo Po CantuBiddanoa (Per quanto Villanova).

Storia

Villanova e Tulo furono all’epoca dei Giudicati due ville distinte appartenenti al Giudicato di Cagliari, curatoria di Siurgus. Passarono ai Pisani e agli Aragonesi, sotto i quali andarono decadendo. Il paese attuale fu feudo. Nel 1604 fu incorporato nel Ducato di Mandas.
Il territorio di Villanova Tulo fu frequentato sin dal periodo nuragico. Il paese medievale si formò verso la metà del XIV Secolo, durante la sua appartenenza al Regno di Sardegna, quasi certamente per popolare il territorio di un antico paese chiamato Tulo. Tra il 1365 e il 1409, a causa della guerra tra il Regno di Sardegna e il Regno di Arborea, Villanova Tulo assunse la fisionomia curatorialearborense e infine tornò ad essere un paese del Regno di Sardegna, restando compreso nel regno di Mandas, di cui erano titolari i Carroz. A questi succedettero i Maza, i Ladron, divenuti nel 1614 duchi di Mandas e gli Zuniga. Infine dal 1777 il feudo passò ai TellezGiron fino al suo riscatto avvenuto nel 1843. Villanova Tulo fece parte prima della Diocesi di Dòlia, poi dal 1503 dell'Archidiocesi di Cagliari.

Archeologia

Complesso nuragico "Nuraxi Adoni"

Il complesso nuragico è costituito da una torre centrale (A), un bastione quadrilobato (B, C, D, E), un possente antemurale e, ad E, un villaggio. Della torre centrale, o mastio, liberata in parte dai crolli durante i lavori di scavo, è visibile un tratto del paramento murario esterno corrispondente alle strutture residue della camera del primo piano. La differente tecnica edilizia adottata nell'edificazione dei muri del bastione rispetto a quella utilizzata nel mastio porta a ritenere che il primo sia stato realizzato in momenti successivi. Si apprezzano nelle murature scale, nicchie e cortine. Le macerie ed alcuni alberi secolari, cresciuti nel lato S all'interno delle strutture, impediscono di accedere ad alcuni ambienti che si scorgono dal piano di crollo. In prossimità di una della torri angolari, la torre B, sono stati rinvenuti entro un raggio di dispersione abbastanza ristretto una quarantina di oggetti in bronzo, quasi tutti frammentari (punteruoli, asce, punte di giavellotto, puntali di lancia, lamine, frammenti di panelle, etc.). I manufatti facevano forse parte di un ripostiglio da fonditore nascosto nelle parti alte delle murature, precipitato al suolo in seguito al crollo delle strutture; allo stesso complesso di bronzi vanno forse riferite due lamine d'argento, una delle quali rappresenta una piuma. Sempre dal piano di crollo provengono numerosissimi frammenti fittili di diversa tipologia, inquadrabili tra il Bronzo recente e il Bronzo finale (1350-1150 a.C.): conche, scodelle, ciotole, vasi con alto collo distinto, olle. Di notevole interesse anche i molti denti di falcetto in ossidiana ed alcuni punteruoli ed aghi crinali in osso. Alla fine della campagna di scavo del 1998, è stato inoltre ritrovato ai piedi della cortina prospiciente il mastio un frammento di ansa di "oinochoe" di bronzo a becco rilevato, del tipo "Schnabelkanne", che finora non trova riscontro tra i materiali di importazione tirrenica documentati in Sardegna. Questa classe di oggetti, simbolo delle esportazioni etrusco-italiche verso la Gallia celtica e la Germania renana, è altamente diffuso nella penisola italiana, in particolare in Etruria, come prezioso elemento di corredo in tombe principesche o di classi emergenti. Il frammento dell'Adoni la parte terminale dell'ansa con l'attacco alla parete è forgiato a palmetta a sette foglie sovrastata da due serpenti attorcigliati, contrapposti ai due lati, con la testa rivolta verso l'alto. Si data alla fine del VI secolo a.C. Resta da chiarire il motivo della sua presenza all'interno del nuraghe, dunque non in funzione funeraria. Un ripostiglio di vasi interi e frammentari, venuto in luce nel pianerottolo della scala esterna adiacente alla torre E, documenta momenti di rioccupazione del complesso in età tardoantica (VI-VII secolo d.C.). Vanno infine segnalate alcune monete protovandaliche, pertinenti ad un tesoretto monetale di questo periodo, rinvenute nel quadrante S.

Monumenti e luoghi di interesse

Parco lacustre del Flumendosa

Il Lago Medio del Flumendosanasce negli anni ’50 in seguito allo sbarramento dell'omonimo fiume nei pressi del Nuraghe Arrubiu, e costituisce uno degli invasi più importanti della Sardegna: ci troviamo in un profondo canyon, caratteristico per la natura incontaminata dell’ambiente circostante. Lo sbarramento ha consentito di creare un invaso navigabile.Pensare a Villanovatulo significa inevitabilmente pensare al Flumendosa, al Lago Maxia ed al grande ponte ad arcata unica costruito alla fine degli anni '50. Il Flumendosa, fiume della Sardegna centro meridionale lungo 127 Km, nasce dal sistema montuoso del Gennargentu, ai piedi della Punta Perdida de Aria (1270 m.), e subito presenta una buona portata, tanto da poter formare, poco dopo le sue sorgenti, il Lago alto del Flumendosa nella diga costruita a Villagrande. Nella prima parte del suo corso ha un carattere prevalentemente torrentizio e scorre spesso incassato in profonde valli scavate nella roccia. Nel corso dei millenni ha scavato in profondità la parte meridionale del massiccio del Gennargentu separandolo a nord dal monte Perdedu e dividendo ad ovest l'altopiano del Sarcidano dai tacchi di Seulo e di Sadali. Spettacolari e suggestive sono le altissime falesie opera della erosione dei suoi affluenti sulle rocce calcaree che hanno creato anche profonde valli caratterizzate dalla presenza di una serie di scenari naturali ed antropici, tra cui foreste secolari e vigneti. All'altezza di Villanovatulo, praticamente in corrispondenza del ponte Maxia, il Flumendosa si getta nel lago omonimo, sbarrato circa 17 Km più a valle dalla diga di Nuraghe Arrubiu, altro capolavoro di ingegneria che crea un bacino idrico artificiale della capacità di circa 300 milioni di metri cubi.

Chiese

Chiesa San Giuliano Martire

La Chiesa parrocchiale fu probabilmente edificata in data anteriore al 1633, risultante da una scrittura in una colonna. Allo stesso tempo risale l’erezione della parrocchia. Si trovano dentro l’abitato la chiesa di Santa Maria e la chiesa di San Sebastiano; fuori: San Sebastiano. Esistono ruderi delle chiese di Sant’Antonio e di Santa Cristina.

Feste

  • Festa popolare di San Giuliano la seconda domenica di giugno
  • Festa in onore di Santa Maria - 8 Settembre
  • Festa San Sebastiano - 20 Agosto

Scuole

  • Scuola materna (dell'infanzia)
  • Scuola elementare (primaria)
  • Scuola media (secondaria di I grado) - Sezione Associata

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